Rocca d'Evandro nel mondo

 

 ANTONIO FOLQUITO (FOLCHITTO*) VERONA

 

AUTOBIOGRAFIA

 

Seconda parte

 

Io e mia madre, Angela Forquito (Folchitto) Verona.

Consiglio Comunale di Lins,  Maggio 1997.

 

L’incontro di due mondi

 

La storia delle mie origini

 

Nacqui il 7 dicembre 1950 a Bauru (SP), malgrado quasi tutta la mia famiglia, in quell’epoca, ormai dimorasse da alcuni decenni a Lins. Biologicamente sono frutto di un incontro amoroso di due persone originarie di culture molto diverse: dal lato materno, come ho finito di citare, quella dell’Italia meridionale; dall’altro, il paterno, quella brasiliana del Nord-Est, più precisamente dell’interno dello Stato di Pernambuco. I miei genitori si sono potuti trovare a Lins perché negli anni 40 quella regione attraeva lavoratori essendo una zona con tanta prosperità e abbondanza. Lins, allora, fu il più grande centro di produzione di caffè del Brasile e dicono pure del pianeta. Quegli anni, particolarmente, fu, addirittura, il palcoscenico di un intenso flusso migratorio di lavoratori del Nord-Est che, a causa dell’interruzione dell’immigrazione europea e asiatica, si recarono nella regione a Nord-Ovest dello Stato di São Paulo alla ricerca di migliori condizioni di vita.  In questo contesto le due famiglie di origini così distinte e distanti, Folchitto e Luiz da Costa, finirono per conoscersi.

 

Della famiglia di mio padre, Manoel Luiz da Costa (Flores 10.04.1922 – Marília 12.06.1985), nato in un comune del Sertão Pernambucano, di José e di BARBOSA, e Maria ebbero nove figli. Oltre a questo non so quasi niente, visto che prima che io nascessi lui aveva deciso di non sposare mia madre e, almeno inizialmente, non mi riconobbe come suo figlio. Dopo otto anni dalla mia nascita, nel 1958, mio padre biologico sposò Madalena Krulhacys (Lins 30.01.1929), nel comune di Marília, circa 70 chilometri da Lins. Da questa unione nacquero i miei tre fratellastri: Sérgio (10.07.1960), Dênio (18.05.1966) e Rosana (07.06.1971) che ho potuto incontrare, con grande gioia, soltanto qualche anno fa.

 

La mia eclettica formazione

 

Cominciai, all’inizio del 1958, il mio lungo tragitto come allievo frequentando la scuola elementare nell’antico Grupo Escolar ‘Dom Henrique Mourão’, nella zona centrale di Lins. In quest’epoca mia madre era ormai sposata, dal 10 ottobre 1957, con mio padre adottivo, Ofemio Ricieri Verona (Santa Cruz da Conceição 20.09.1916 – Lins 05.08.1996), i cui genitori si chiamavano: Ettore (Gallena, Lucca 10.08.1879 – Dracena, Brasile 27.09.56) e Teresa Damian (Mansuè, Treviso – Dracena, Brasile). Fu da lì che presi pure il secondo cognome (come si usa in Brasile). Mio padre adottivo, allora vedovo di Argentila Capetti, ebbe una figlia, mia sorellastra, Clarice Verona Leopassi  (Sabino 10.04.1940), attualmente vivente a São Paulo. Questo matrimonio trasformò radicalmente il senso della mia vita. Da fanciullo povero, abitante con la madre e i nonni in un quartiere lontano dal centro città, passai ad abitare nell’unico palazzo allora esistente, dove mio padre faceva il custode. Lì appresi, da piccolo, il mio primo mestiere: conduttore di ascensore. Malgrado continuassi a vivere in una famiglia lavoratrice, i miei orizzonti sociali e culturali cambiarono sostanzialmente da quel periodo. Mio padre adottivo aveva imparato, a memoria, alcuni testi della letteratura epica medievale, influenzato da suo padre Ettore, un uomo molto istruito ed appassionato di musica e di storia. Mi ricordo che sentivo mio padre recitare i brani in italiano (madrelingua), alle volte traducendoli perché io li potessi capire, di una “Storia dei Paladini di Francia”. Me la raccontava con una grande ricchezza di dettagli; mi sembrava di partecipare alle avventure narrate.

 

Mi ricordo che nelle mie prime vacanze scolastiche mio padre mi portò a São Paulo, per conoscerla. Laggiù conobbi l’apparecchio chiamato televisione! Passeggiammo in tram, visitammo vari monumenti e gli immensi parchi che c’erano lì una volta. Senza il suo stimolo e finanziamento non avrei frequentato, da ragazzo, i corsi di piano, di violino e quello di dattilografia. Di questi, conclusi soltanto l’ultimo diventando quindi un eccellente dattilografo. Mio padre, come si può osservare, mi adottò davvero. Addirittura fece cambiare il mio certificato di nascita; fece sostituire il cognome “Luiz da Costa” con quello attuale.

 

Della mia prima esperienza scolastica ricordo che fui alfabetizzato dalla Professoressa Marina Fusaro e che utilizzava il libro di testo Caminho Suave. Allora svolgevo con grande entusiasmo i compiti che riguardavano la lingua portoghese al punto che arrivai a scrivere dei testi perché i miei nonni li  potessero leggere ed apprezzare.  Però ricordo che il secondo anno non fu per niente interessante. La mia nuova professoressa, Wanda Nobre, era una persona assai nervosa e arrabbiata; questo mi impedì sensibilmente d’imparare perché avevo molta paura dei suoi eccessi di pazzia. Comunque, l’anno seguente, finii in una classe di un’altra professoressa che mi colpì molto. Si chiamava Yvone Moraes Garcia; con lei mantenni un intenso contatto fuori classe soprattutto perché, oltre ad essere suo allievo, ero pure amico di suo figlio più piccolo, Paulo Acyr. Pertanto frequentavo quasi ogni giorno la loro casa. Eravamo un trio:  Paulo Acyr, Maurício Villela Mendes ed io ci radunavamo ogni giorno, principalmente per giocare. Al quarto anno, ormai più cosciente della mia appartenenza sociale, cominciai a capire che c’erano chiare differenze tra gli allievi della nostra stessa classe. La professoressa di allora, Maria José Prates, era una donna borghese che ci teneva ai valori della sua classe sociale e ce li dimostrava chiaramente col suo atteggiamento più riguardoso verso gli allievi più ricchi e, di conseguenza, i più eruditi fra tutti. Gli altri, appartenenti al ceto comune dei mortali, purtroppo non ricevevano da lei un simile trattamento.

 

Io alla 2ª serie della Scuola Elementare “Dom Henrique Mourão”.

Lins, 1959

 

Conclusi i quattro anni del ciclo iniziale, frequentai per alcuni mesi il Curso di Admissão presso i Salesiani di Don Bosco, allora chiamato così perché, oltre ad essere intensivo, ci preparava ad accedere alla scuola secondaria. Questo nuovo ciclo di studi, includendo quelli della scuola superiore, l’ho svolto tutto all’Instituto di Educação 21 di Abril di Lins. Allora era considerato un’istituzione scolastica di ottima qualità soprattutto per l’eccellente formazione dei suoi docenti tra i quali un comunista (si chiamava Ulysses) che, dopo il colpo di stato del 1964, dovette sparire completamente. Gli allievi che ne uscivano erano così preparati che accedevano immediatamente nelle migliori facoltà pubbliche dello Stato di São Paulo e del Paese. Cominciai studiando, nel periodo mattutino, con i colleghi appartenenti alla classe media, ben diversi dalle condizioni culturali e anche materiali in cui vivevo. Di quegli anni ricordo ancora alcuni fatti interessanti: quando, a volte, eravamo in gruppo sulla strada della scuola uno dei miei colleghi ci disse che aveva sentito una canzone di un nuovo gruppo inglese chiamato The Beatles; o quando il mio professore di Geografia, Tacílio Landgraf, mi chiamò per leggere un testo ad alta voce e io, molto timido in aula, rimasi totalmente sconcertato. Questa situazione sconvolgente mi rinforzò il desiderio di leggere ancora di più; passai a frequentare le biblioteche, sia quella della stessa scuola dove studiavo sia quella pubblica che, allora, era nella piazza centrale, Coronel Piza, accanto alla cattedrale. Malgrado gli sforzi, finii per essere bocciato nel secondo anno per insufficenza in Matematica. Conclusi la scuola secondaria la sera perché ormai avevo i miei 12 anni e già lavoravo facendo i servizi in un ufficio dell’ Instituto di Aposentadoria e Pensão dos Bancários (IAPB), un’istituzione previdenziaria degli impiegati delle banche. In questo periodo presi dei contatti con i sindacati e, così, potevo leggere le pubblicazioni che ci arrivavano dai paesi socialisti. Alcune idee contestatrici, anche se frenate dall’ardore cattolico familiare, si facevano strada nella mia anima. Di temperamento ribelle, mi sentivo, allora, molto scontento con  tutto e con  tutti. Certamente furono tempi assai difficili per i miei genitori perché, oltre alle difficoltà che incontravo a scuola, niente fuori di essa mi gradiva. La caduta del governo João Goulart, il 31 marzo 1964, e l’ascesa dei militari al potere crearono nelle classi popolari un sentimento generalizzato di scoraggiamento e di sfiducia quanto al destino del Paese. Fra tutti noi, mio padre, allora quello più politicizzato, fu quello che ne soffrì maggiormente e pian piano si ammalò di cuore e di testa.

 

Quanto al mio inserimento nel cosiddetto “mercato del lavoro”, il percorso fu abbastanza tortuoso. Cominciai a lavorare sin da molto giovane in molti posti restando poco tempo in ogni ditta. Ero dodicenne e non avevo nulla da perdere. A 18 anni, però, lavoravo già come scrivente e dattilografo guadagnando, allora, un misero stipendio in un consorzio di veicoli, la ditta Novo Mundo. A 19 anni, in cerca di migliori opportunità, me ne andai a São Paulo, dove abitavo dalla mia sorellastra Clarice. Laggiù, dopo aver girato per i quattro angoli della città senza trovare niente, riuscii ad impiegarmi nelle Indústrias di Chocolate Lacta. Alcuni mesi dopo, malgrado lo stipendio fosse più alto di quelli che avevo ricevuto in passato, ero già di nuovo a Lins. Uno dei motivi del ritorno era il fatto che avevo lasciato la innamorata di allora a Pirajuí, una cittadina prossima a Lins. In seguito prestai servizio nella Companhia Telefônica Brasileira (CTB) e ivi rimasi per qualche tempo. Nel 1971, quando avevo ormai 20 anni, con l’appoggio degli amici appartenenti al gruppo giovanile Novos Hippies della Parrocchia di San Giovanni Bosco (a Lins) e, specialmente, del prete cattolico Giancarlo Oliveri, venni a studiare in Italia(1). In quegli anni, influenzato dal clima emozionale e idealistico dei movimenti pastorali post-conciliari, soprattutto dal cosiddetto Treinamento di Lideranças Cristãs (TLC)(2), credetti, poiché emergevo come leader in determinate attività svolte tra gli altri giovani, di voler diventare un sacerdote cattolico. E così venni in Italia. Il viaggio fu un’esperienza molto interessante per me. Era la prima volta che salivo su un aereo e scendevo in un paese straniero.

 

 (1) Con lo stesso scopo vennero in Italia  altri due giovani brasiliani della mia regione: prima una ragazza di nome Miriam  (che arrivò un anno prima di me)  e poi  un ragazzo di nome Antonio De Faveri (che arrivò un anno dopo di me).

 (2) Movimento di matrice cattolica spagnola e conservatrice che si estese al continente latino-americano verso la metà degli anni '70. Era una versione giovanile e migliore del cosiddetto Cursillo di Cristianidad che utilizzava come metodo la scossa emozionale per “convertire” gli increduli o credenti menefreghisti.

 

I parte | II parte | III parte | IV parte

 

 

   


Copyright © 2005 Antonio Folquito Verona - © 2005-2015 www.roccadevandro.net - Tutti i diritti riservati - Riproduzione vietata