Rocca d'Evandro nel mondo

 

 ANTONIO FOLQUITO (FOLCHITTO*) VERONA

 

AUTOBIOGRAFIA

 

 Quarta parte

 

Alla sessione inaugurale del Consiglio Comunale di Lins (01.01.1997),

mentre firmo i termini di possesso del primo mandato (1997-2000).

LA MILITANZA E LA PROFESSIONE

La mia carriera dentro il PT: impegno e rottura

Durante gli ultimi 10 anni della dittatura militare (1975-1985), mi impegnai nei vari movimenti sociali che allora si organizzavano ovunque nel campo della resistenza in Brasile: il movimento studentesco; la lotta contro il carovita;  l’amnistia; e finalmente la conquista della terra.

Esattamente in questo clima di lotta e di organizzazione dei ceti più sfruttati sorse l’idea della costruzione di un partito dei lavoratori. Fu proprio a Lins, in un congresso dei metalmeccanici avvenuto nel gennaio 1979, che venne approvata dal collettivo la sua fondazione. Tra il 1980 e il 1983 aiutai ad organizzare il Partido dos Trabalhadores (PT) a Lins e nella regione a Nord-Ovest dello Stato di São Paulo. Pertanto visitai vari comuni locali. Parlai soprattutto con la gente impegnata nei movimenti sociali allora esistenti o nelle diverse pastorali delle rispettive parrocchie cattoliche. Conobbi e contribuii alla formazione di tanti militanti che costruirono una nuova proposta di partito democratico, socialista e di massa nel nostro Paese. A Lins fui presidente del partito per due mandati successivi (1992-1994) e concorsi, come candidato a consigliere comunale, alle elezioni amministrative del 1983, 1988, 1992, 1996 e 2000.

 

 

Candidati del PT alle Elezioni Amministrative del 1982, a Lins

(sono il terzo seduto da destra,  col bambino  seduto davanti a me)

 

Fui eletto anche primo supplente del Partito nel Consiglio Comunale dal 1992 al 1996; e come consigliere per due mandati, dal 1996 al 2000 e dal 2001 al 2004, con 345 voti esatti in ogni elezione.

Nel Consiglio Comunale, in un primo periodo, diventai pure il portavoce del PT. La mia piattaforma di lavoro si diresse, principalmente, al dibattito delle idee pubblicando moltissimi articoli sulla stampa locale e partecipando frequentemente a programmi radiofonici per esprimermi sui vari e importanti temi della politica locale. Quanto agli impegni assunti in campagna elettorale, oltre a difendere tutti i punti apparsi sul Programma di Governo del PT, privilegiai la lotta all’immoralità amministrativa; la democratizzazione delle informazioni; la trasparenza nei rapporti tra il potere Legislativo e la società, specialmente coi lavoratori. I gettoni che guadagnai, tra il 1996 e il 2000, furono gestiti da un gruppo di militanti che accompagnavano il mio mandato e sovvenzionarono iniziative e progetti di aiuto a bambini e ad adolescenti in situazione di rischio: il Progetto Renascer e il Circo di Luz; la conservazione della cultura popolare; il Progetto di alfabetizzazione di giovani e adulti; e lo stimolo alla creazione di posti di lavoro e alla formazione di piccoli negozi.

Dal 13 febbraio 2001 al 22 ottobre 2004 lasciai il mio secondo mandato come consigliere comunale per assumere la carica di Assessore alla Pubblica Istruzione del Governo di Lins.

Il 17 gennaio 2005 mi staccai dal PT dopo quasi 25 anni di inserimento nella vita del partito.

 

La professione: dalla Scuola Media all’Università

 

La mia esperienza come maestro è stata molto corta: sei mesi. Nel 1981 insegnai Storia e Geografia in una scuola elementare di Lins, “Dom Henrique Mourão”, per gli allievi dalla 5ª all'8ª serie. Tra il 1983 e il 1986, anno in cui finalmente conclusi la mia laurea in Storia, insegnai diverse discipline (Storia Antica, Medievale, Moderna, Contemporanea) agli allievi delle tre serie del Curso Anglo che funzionava in quattro città e istituzioni diverse: a Lins (Instituto Americano de Lins), ad Araçatuba (Curso Cidade de Araçatuba), a Birigüi (Instituto Noroeste), dove, allora, abitavo con la famiglia; a Penapolis (Fundação de Ensino de Penápolis).

 

In questo periodo partecipai anche all’organizzazione di varie biennali del libro sia ad Araçatuba (1985-87) sia a Lins (1991-93). Nel frattempo, nel 1985, feci il mio ingresso nella docenza universitaria alla Faculdade de Filosofia de Araçatuba (FAFA), di proprietà privata, insegnando discipline tanto del campo pedagogico quanto dello storico arrivando ad accumulare 30 ore di lezioni alla settimana, un tetto abbastanza elevato in questo livello di insegnamento. Tre anni più tardi passai ad insegnare pure alla Facoltà di Servizio Sociale a Lins. 

All’inizio del 1989 mi iscrissi e fui ammesso nel Programma di Master del Corso di Post-Laurea in Storia della Faculdade de Ciências e Letras de Assis(1) – Campus della Università dello Stato di São Paulo (UNESP) “Júlio de Mesquita Filho”. La Profssa. Drssa. Anna Maria Martinez Corrêa fu designata mia direttrice di tesi. Il mese di maggio seguente feci un concorso pubblico e, promosso, diventai professore di Lingua e Letteratura Italiana del Corso di Laurea in Lettere alla stessa facoltà assumendo, però, definitivamente le mie cariche il 13 giugno col regime di dedica esclusiva. Le prime lezioni furono di lingua nelle classi che, allora, frequentavano il 3o anno.

 

La ricerca, il master e il dottorato

 

Il mio primo progetto di ricerca da professore del Campus di Assis aveva come titolo: “Aspetti socio-culturali del quotidiano degli immigrati italiani – tra il 1880 e il 1920 – sulla stampa di lingua italiana edita nella Provincia (Stato) di São Paulo nello stesso periodo”; d’altronde già lo avevo presentato pure come progetto di Master. Perciò mi organizzai, oltre a svolgere i lavori in Brasile, a ricercare i documenti in due importanti archivi italiani: l’Archivio Centrale dello Stato e l’Archivio del Ministero degli Affari Esteri, ambedue a Roma. Comunque, il 25 dicembre 1989, essendo già in Europa, propriamente nel villaggio di Weilheim(2), mi accadde una fatalità: mi fratturai le ossa (perone e tibia) della gamba destra. Tra l’intervento chirurgico ed il periodo di convalescenza rimasi per 20 giorni all’ospedale di Waldshut. Quando me ne andai camminavo soltanto appoggiandomi sulle stampelle di modo che, naturalmente, questa nuova realtà mi impediva di svolgere le ricerche in una città enorme come Roma.

 

Fu necessario, davanti a questo scenario, ridefinire l’oggettivo specifico del progetto originale. Desideravo, frattanto, raggiungere in qualche modo l’obiettivo previamente proposto, malgrado gli apparenti ostacoli. Fu allora che il mio amico Marcello Limoli, che da tempo abitava a Schio, città a Nord della Provincia di Vicenza, mi propose di rimanere a casa sua e di lì stabilire i contatti necessari per riuscire a trovare un tema sull’emigrazione italiana verso il Brasile che potessi ricercare sul posto e nei dintorni. Un fatto sorprendente mi accadde il primo giorno che arrivai lì. Ero con tutta la famiglia che mi accompagnò in quel luogo per il fatto di essere ancora in via di guarigione. Fummo invitati da un amico, Remigio Grotto, di Piovene-Rocchette che, sapendo del mio desiderio di trovare le tracce degli emigranti, fortuitamente, mi portò a conoscere l’Accademia Olimpica di Vicenza. Giusto all’entrata, in uno scaffale, c’era il libro intitolato “I Veneti in Brasile(3) che mi regalò in seguito. Fu esattamente dalla lettura di questo testo che mi si aprì una nuova prospettiva di ricerca, visto che indicava, senza offrire dati molto precisi che, nel 1891, sarebbe partito proprio da Schio, dove mi ero sistemato, un significativo flusso migratorio verso il Brasile. Posteriormente contattai alcuni ricercatori locali sul tema dell’emigrazione, tra cui il Professore Emilio Franzina, che mi confermarono le informazioni contenute nel suddetto testo.

 

Prima presentazione pubblica del mio progetto di ricerca a

Piovene-Rocchette (Vicenza),  Gennaio 1990.

 

Rimanendo a Festaro, contrada di Schio, dove abitava, allora, Marcello Limoli, potei svolgere le ricerche succedutesi in differenti tappe ed in periodi diversi dal 1990 al 1991, in particolare negli archivi anagrafici del Comune e della Biblioteca Civica di Schio. In essi contai, in un primo momento, sull’ imprescindibile aiuto dovuto al mio stato di ancora convalescente, dei rispettivi direttori e funzionari che, d’altronde, furono molto solleciti. Contribuì decisamente a questo impegno l’atteggiamento favorevole allo sviluppo del mio lavoro da parte dei dirigenti del Comune di Schio; tra questi devo sottolineare l’importante ruolo svolto dal Sig. Sereno Scolaro, allora direttore dell’Ufficio Anagrafe; dal Dott. Franco Bernardi, direttore della Biblioteca Civica; e dal Dott. Massimiliano Marangon, allora, assessore alla Cultura del Comune. A partire dai numerosi dati lì raccolti dal 1991 al 1993 elaborai il testo della Tesi di Master, discussa ad Assis il 21 maggio 1993.

 

Sotto il titolo “I xe come la zavorra: la traiettoria degli operai che lasciarono Schio diretti a São Paulo, nel 1891”. La tesi cerca di spiegare le vicende vissute da 66 famiglie di operai tessili che lavoravano al Lanificio Rossi S.p.A. (Lanerossi) a Schio e che in quell’anno emigrarono nello Stato di São Paulo. Quel gruppo faceva parte di un convoglio molto piú grande di famiglie scledensi che si sono trasferite in Brasile durante lo stesso periodo. La causa principale dell'emigrazione fu l'irruzione di una crisi che crollò sui rapporti, fino allora stabili, tra operai e rappresentanti della suddetta impresa. L'epicentro degli avvenimenti, che portarono alla rottura del patto, fu lo sciopero del 17 febbraio 1891; il primo dopo diciotto anni di produzione ininterrotta. Come attori di quella vicenda c'erano, da una parte, l'insieme degli operai recentemente arrivati e culturalmente ancora attaccati alla campagna, e dall'altra la figura del senatore del regno Alessandro Rossi, direttore-presidente della Lanerossi. Il testo si concentra preferenzialmente sullo studio della mentalità contadina allora predominante nell'ambiente degli operai e del contenuto inconscio sul quale si resse il rapporto di questi con l'immagine del padre-padrone.

 

Continuando con lo stesso argomento, ma spostando lo scopo allo studio dell’inserimento di quegli operai nella città di São Paulo, allora in pieno sviluppo industriale, quasi un anno dopo, nell’aprile del 1994, m’immatricolai al corso di post-laurea in Storia dell’Universidade de São Paulo (l’USP). Sotto l’orientamento della Profssa. Drssa. Esmeralda Blanco Bolsonaro di Moura intrapresi la nuova ondata di ricerca, questa volta svolta soprattutto negli archivi brasiliani. Nel 1998, essendo a Schio per presentare la mia tesi di Master, ne profittai per ricercare ancora nei registri ufficiali locali. Scrissi, fra marzo e inizio luglio del 1999, il nuovo testo che ricevette il titolo “Il Mondo è nostra Patria: la traiettoria degli immigrati operai tessili di Schio che fecero di São Paulo e del Quartiere del Brás la loro temporanea dimora, dal 1891 al 1895”. La Tesi di Dottorato fu discussa il 27 ottobre 1999 a São Paulo. Gli argomenti ivi studiati, tanto per quel che riguarda la vicenda dell’emigrazione quanto la storia delle rispettive famiglie (storia familiare) sono stati pubblicati su internet in una homepage, di cui il webmaster è mio figlio Antonio Mathias. Può essere visitata a questo indirizzo: http://www.assis.unesp.br/folquito/. Per accedere direttamente al riassunto scritto in italiano, basta cliccare qui: BENVENUTO (Italiano).

 

Presentazione della tesi alla Biblioteca Civica di Schio (Vicenza) il 20.07.2000.

 

Le mie tesi sono state oggetto di varie pubblicazioni in riviste o in libri specializzati oltre ad essere discusse nelle comunicazioni e conferenze da me presentate in diversi congressi storici svolti in Brasile o all’estero: Halle, Germania (1998); Schio, Italia (1998-2000); Varsavia,  Polonia (2000); e São Paulo, Brasile (2001 - 2002).

 

 (1) Allora chiamato “Instituto di Letras, História e Psicologia di Assis” – Campus della UNESP (ILHPA – UNESP).

 (2) Località tedesca dove abitano i genitori della mia ex-moglie.

 (3) I Veneti in Brasile nel centenario dell’emigrazione (1876-1976), a cura di Mario SABBATINI ed Emilio FRANZINA. Vicenza, Accademia Olímpica,

      1977

 

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